Ci sono varie tappe che portano una persona in difficoltà a decidere di intraprendere un percorso con un professionista: essere consapevole del problema, mettere in atto dei comportamenti per risolverlo, fallire, avere delle ricadute, valutare l’idea di rivolgersi a qualcuno, informarsi, decidere chi contattare, telefonare per fissare un appuntamento e presentarsi.
Non è un percorso facile e spesso si tende a temporeggiare.
Ma a cosa si pensa quando si rimanda? Quali sono le motivazioni o le scuse più comuni?
Ne ho individuate diverse, tutte tratte da storie vere.
Tra cui la mia.
CI VANNO I MATTI
Chi sono questi famosi “matti”?
Molto spesso le persone che si rivolgono a un professionista si trovano in una situazione difficile e non sanno come uscirne.
Può presentarsi in diversi ambiti (relazione sentimentale, lavorativa, familiare, ecc.) e manifestarsi con ansia, angoscia, umore basso, difficoltà a dormire o mangiare, paura, stanchezza e altro.
Ora mi chiedo: a chi non è mai capitato di trovarsi almeno in una di queste situazioni? Chi non è mai stato male per qualche motivo sentendosi sopraffatto dalle difficoltà?
Se la motivazione che spinge a non rivolgersi a un professionista è che ci vanno i matti, probabilmente lo siamo un po’ tutti.
NON HO TEMPO
Di solito la vera discriminante non è il fatto di avere tempo o meno, ma il come si decide di spenderlo.
Intraprendere un percorso richiede di trovare un’ora alla settimana da dedicare all’incontro e sette giorni sono composti da 168 ore.
Vuol dire investire un’ora su 168 ore che hai a disposizione.
Per questo credo sia più una questione di priorità: preferisci impiegare il tuo tempo in altro o utilizzarlo per il tuo benessere? Che obiettivo hai?
Nel caso non si riesca assolutamente a ritagliarsi del tempo per sé, è possibile chiedere di fare un incontro ogni due settimane piuttosto che ogni sette giorni.
È comunque meglio di niente.
NON HO SOLDI
Anche in questo caso assicurati che non sia solo una questione di priorità.
Puoi rinunciare a qualcosa per investire quel denaro in un percorso personale?
Ricordo che, in base al problema o all’età, è possibile pensare a una alternativa diversa dalla classica seduta a pagamento: esistono sportelli di supporto gratuito, anche online, che possono essere presi in considerazione, per esempio quelli dedicati ai giovani che hanno meno di 25 anni, alle donne, alle situazioni di emergenza, ecc.
Ci sono anche servizi a livello locale. Facendo una ricerca è possibile verificare se sono presenti nella zona in cui abiti.
Inoltre, anche in questo caso, ci si può accordare con il professionista e fissare l’appuntamento ogni due settimane invece che ogni sette giorni.
PAURA DEL GIUDIZIO DEGLI ALTRI
Questa è una paura facile da risolvere: basta non coinvolgere gli altri nelle nostre scelte.
Chi ti sta vicino e vuole il tuo bene, sarà felice di sapere che hai deciso di chiedere aiuto a un professionista.
Gli altri possono tranquillamente non esserne messi al corrente.
Se invece hai paura che si sparga la voce a partire dal professionista a cui ti rivolgi, ricordati che è vincolato dal segreto professionale, quindi non può parlare di te o del tuo caso.
SENTIRSI UN/UNA FALLITO/A
Che cos’è il fallimento? Si fallisce quando non è stato raggiunto il risultato voluto.
Non è una condizione che ha a che vedere con il mezzo o il percorso che si sceglie, ma solo con l’insuccesso finale.
Quando decidi di affidarti a un professionista, stai solo considerando una strada alternativa per raggiungere ciò che vuoi, non hai ancora finito di impegnarti per il tuo obiettivo.
Inoltre, rivolgersi a qualcuno è un atto di coraggio: qualsiasi situazione in cui si intraprende una strada ignota e impegnativa, fa di noi delle persone coraggiose.
Occuparci di noi stessi non può mai essere considerato un fallimento.
