Ci sono dei parametri precisi che rispondono alla domanda “ciò che provo è esagerato oppure è normale?”
Per chi non si occupa di benessere, la risposta a questa domanda può generare confusione, soprattutto se riguarda il suo quotidiano.
Come si fa a sapere quando un’emozione negativa va accettata e accolta, e quando invece dovrebbe allarmarci?
Ho deciso di condividere con te delle linee guida che ti possono aiutare a distinguere questi due casi.
L’emozione negativa è preoccupante quando:
- Distrugge.
Distrugge le relazioni, l’altra persona, te stesso o ciò che ti circonda.
Pensiamo, per esempio, alla rabbia.
È un’emozione che è difficile da maneggiare perché è molto coinvolgente.
Però c’è modo e modo di arrabbiarsi: possiamo agitarci e continuare a sostenere le nostre idee con forza, anche alzando la voce più del solito.
Ma quando si va sul personale, si arriva a offendere e a voler annientare l’altra persona, a essere violenti o a non controllarsi più, c’è un problema.
E come tale va affrontato.
- È troppo intensa e dura troppo a lungo, così tanto da peggiorare la qualità della tua vita.
Quando un’emozione crea un vincolo che ti blocca, bisogna farci attenzione.
Prendiamo in considerazione l’ansia.
L’ansia è un’emozione funzionale perché ci fa essere vigili e preparati davanti a una prova, a un pericolo, ecc.
La viviamo per avere la giusta attivazione, fisica e mentale, quando un evento lo richiede.
Ma quando l’ansia diventa una compagna di vita costante, è presente anche quando non ce n’è la necessità, è debilitante e caratterizzata da picchi emotivi senza una causa apparente, è troppa.
- Ha delle conseguenze devastanti.
Non mi riferisco a un singolo episodio in cui ci siamo comportati male, ma a situazioni in cui è sistematica.
Per esempio, se si ripete questo schema: proviamo un’emozione, abbiamo dei comportamenti che non vorremmo avere, ci vergogniamo o ci sentiamo in colpa, e dobbiamo rimediare a tutti i costi.
Se questo è uno schema che si ripete spesso quando siamo arrabbiati, tristi, preoccupati o altro, è il caso di lavorarci.
Altre conseguenze – peggiori – che si possono verificare sono i rimorsi e i rimpianti.
- Non permette di ottenere dei risultati, realizzarci, agire per noi stessi.
Pensiamo, per esempio, all’auto sabotaggio o alla procrastinazione.
Possono creare delle complicazioni, ma se si riesce a procedere con la propria vita, sono solo dei meccanismi fastidiosi e un po’ ansiogeni.
Se invece ci intrappolano facendoci perdere occasioni, obiettivi, energie e fiducia, meglio non sottovalutare la situazione.
- Comporta un’idea negativa di noi stessi o del mondo che ci circonda.
Questo influisce anche sull’interpretazione degli eventi e della realtà.
Ogni volta che pensiamo di essere incapaci, di non avere nessun valore, di meritarci di soffrire, di essere peggiori degli altri, di non essere degni di cura e amore.
Oppure, ogni volta che pensiamo che il mondo ce l’abbia con noi, che da un momento all’altro accadrà qualcosa di brutto, che verremo puniti, che il destino ci è avverso, che siamo delle persone sfortunate e simili, è arrivato il momento di lavorare sull’emotività.
Se uno di questi cinque punti descrive anche te e la tua situazione, è il caso di intervenire.
Scrivimi qui per sapere come possiamo lavorarci insieme.
