L’idea di avere il controllo ci piace.
Ci mette in una posizione di potere e ci fa sentire che le cose vanno esattamente come vogliamo noi.
Perché sono sotto il nostro dominio.
Questa sensazione la cerchiamo anche con le emozioni e i pensieri collegati a esse.
Quello che ci viene insegnato, e che spesso applichiamo, è che dobbiamo tenere la situazione sotto controllo.
Ci ripetono che essere troppo emotivi non va bene, e che le persone vincenti hanno il potere su ciò che succede loro.
Non dirò che in realtà non funziona così, perché sentirsi padroni della propria vita aumenta anche la qualità della stessa.
Quando sentiamo che siamo noi a dirigerla, stiamo bene.
C’è poco da fare.
Però non parlerei di controllo, ma di gestione.
Il controllo implica che siamo noi a decidere quando provare una determinata emozione, quanto dev’essere forte, quando farla sparire.
La verità è che molto spesso ci illudiamo di poterlo fare, quando tutto quello che facciamo è distrarci.
Ma la distrazione e il controllo non sono la stessa cosa, anzi.
Possiamo notarlo quando lì per lì riusciamo ad assopire un’emozione o un pensiero, ma poi si ripresenta in altre forme: appena abbassiamo la guardia ritorna con un altro contenuto, si trasforma in un mal di stomaco o in un mal di testa, sentiamo un’irrequietezza generale.
Difficilmente riusciamo a controllare ciò che proviamo e pensiamo.
Per questo io preferisco parlare di gestione.
Non solo di questi elementi, ma di tutta la nostra vita.
Gestire vuol dire condurre, lasciar fluire e, se necessario, passare attraverso le cose per far sì che ci lascino stare una volta per tutte.
Vuol dire sapere cosa fare, anche quando è difficile, tralasciando un finto benessere imminente per una ricompensa maggiore a lungo termine.
Sentire di avere gli strumenti e le capacità necessarie per far fronte a ciò che succede.
Per esempio, l’idea di controllo implica che, se qualcuno ci fa arrabbiare per un torto, noi decidiamo se provare quell’emozione o no.
L’idea di gestione, invece, implica che se qualcuno ci fa arrabbiare per un torto, noi legittimiamo quella rabbia perché è qualcosa che ci indica come sta procedendo quel rapporto.
E poi decidiamo che azioni mettere in campo per preservare il nostro stato di benessere.
Non dobbiamo imparare a far sorgere o eliminare un’emozione o un pensiero, ma dobbiamo leggerli per capire come agire in quella determinata situazione.
Questa è la mia idea di gestione.
Per farlo, dobbiamo avere un ottimo rapporto con ciò che proviamo e pensiamo, con noi stessi.
Non cercare di avere il dominio su parti di noi che invece sono funzionali nel loro manifestarsi.
Perché cerchiamo il controllo?
Perché spesso ci sentiamo schiacciati da ciò che c’è dentro di noi, perché siamo in balia delle cose.
Ma non è usando il pugno di ferro che miglioriamo la situazione.
Quella è una finta credenza che ci hanno messo in testa per farci seguire delle regole non nostre.
Le regole che dovevamo seguire per non dare fastidio agli altri: non esprimerti perché disturbi, non fare domande scomode, non manifestare certe emozioni perché metti a disagio le altre persone, non chiedere attenzioni portando quello che provi e che sei.
Insomma, controllati.
Ma per gestire noi stessi e la nostra vita dobbiamo usare a nostro vantaggio pensieri ed emozioni.
Se hai bisogno degli strumenti per farlo, scrivimi qui.
Nel video qui sotto, ho fatto altre riflessioni sulla differenza tra controllo e gestione della propria vita.
Ho spiegato come potrebbe essere utile ragionare per cambiare davvero le cose.
