La felicità ha tre componenti: obiettivi, libertà e coscienza.
Con obiettivo si intende ciò che vorremmo raggiungere.
No, non dev’essere per forza un progetto di vita o una meta ambiziosa.
Può essere anche qualcosa di più semplice e immediato.
L’obiettivo ha a che vedere con le nostre esigenze.
Quando ci manca qualcosa, sentiamo che abbiamo un’esigenza che non viene soddisfatta.
Così ci adoperiamo per ottenere ciò che desideriamo.
Per essere felici, però, non dobbiamo necessariamente arrivare alla meta.
Gli obiettivi cambiano e, se vengono raggiunti, perdono la loro capacità di coinvolgere, rendendoci soddisfatti per poco tempo.
Per questo, dal punto di vista della felicità è più importante perseguirli che ottenerli.
Cercare di ottenere qualcosa ci fa mettere in campo delle azioni, investire risorse e pensieri, e ci gratifica con piccoli traguardi raggiunti mentre ci impegniamo.
Questa situazione piace molto all’inconscio perché viene gratificato dalla tensione.
La cosa bella è che non ci sono obiettivi giusti o sbagliati, ognuno ha i propri interessi e le proprie esigenze.
Ciò che è salutare è la dinamica, non le sue componenti specifiche.
Il secondo principio fondamentale per essere felici è la libertà.
Essere liberi vuol dire avere possibilità di scelta.
É felice chi può scegliere cosa fare e cosa non fare, cosa vuole e cosa non vuole.
La libertà è una questione di responsabilità e di identità.
Come ho scritto in questo articolo, io capisco chi sono sulla base delle scelte che faccio e delle responsabilità che mi assumo.
Così si forma un’identità ben strutturata.
Questa dinamica è fondamentale per essere felici perché riusciamo a essere padroni del nostro futuro se conosciamo noi stessi e se abbiamo l’ultima voce in capitolo su ciò che ci riguarda.
Altrimenti qualcun altro sceglierà per noi e non saremo mai liberi.
L’ultimo elemento necessario per la felicità è avere la coscienza pulita.
In questo caso intendo che non dobbiamo avere rimorsi, rimpianti o rancori.
I rimorsi si manifestano quando sentiamo di aver fatto qualcosa che non avremmo dovuto fare.
I rimpianti, invece, li proviamo quando non abbiamo fatto qualcosa che avremmo dovuto fare.
È la classica situazione in cui pensiamo al passato iniziando il ragionamento con la formula “se solo quella volta…”.
Questo ci impedisce di essere felici perché ragionando così non saremo mai fieri di noi stessi, sicuri e soddisfatti.
Ci sarà sempre quel tarlo, quell’errore imperdonabile che abbiamo commesso e che adesso ci provoca senso di colpa o altro.
La stessa cosa succede con il rancore: come facciamo a raggiungere la felicità se coltiviamo costantemente l’odio? Se siamo fomentati dalla rabbia?
È molto difficile.
Ricapitolando, felice è colui che persegue i propri obiettivi in libertà e in pace con la propria coscienza.
Se c’è un elemento tra quelli elencati che ti manca, scrivimi qui.
Possiamo lavorarci insieme e cambiare la tua vita.
