La logica e l’emotività si escludono a vicenda.
Io parlo spesso di equilibrio tra le due, ma riuscire a ottenerlo è difficile perché non possono coesistere.
Ci vogliono capacità di mediazione e uno sguardo esterno per poterle contenere entrambe.
Ora mi spiego.
La logica ama la tranquillità.
Non si può ragionare in maniera lucida se siamo in balia delle emozioni.
Per capire e maneggiare le nozioni ci vuole uno stato di quiete.
Altrimenti ragionamento e raziocinio non possono fare il loro lavoro: saremmo distratti da altro.
Per questo è difficile essere disciplinati quando si soffre o si è arrabbiati.
D’altro canto, la nostra parte emotiva, o inconscio, ama la vitalità.
La tensione, l’adrenalina, le budella attorcigliate e la forza dei sentimenti.
Tutti elementi appartenenti più all’istinto e alla parte impulsiva di noi, che alla ragione.
Proprio perché queste due parti, logica ed emotività, cercano e si alimentano di cose diverse, sono escludenti a vicenda.
Un bel casino per noi che non sappiamo quale parte ascoltare quando dobbiamo fare una scelta.
In questi casi, qual è il pericolo più grande?
Il fanatismo.
Non possiamo permetterci il lusso di schierarci sempre e a priori con una delle due parti perché l’altra, appena cederemo di un passo in quanto umani, si farà sentire con tutta la sua potenza.
Decidiamo di essere a favore della razionalità, seguendo gli insegnamenti della società che dipinge le emozioni come demoniache e disturbanti?
L’inconscio ci farà soffrire così tanto, senza una motivazione a noi comprensibile, che sarà compromessa anche la logica.
Vogliamo invece schierarci con l’emotività, perché tanto “chi se ne frega, si vive una volta sola”?
Alla lunga non avremo applicato l’autodisciplina e il controllo necessari per ottenere ciò che desideriamo per noi.
Agiremo solo di pancia senza voler considerare contesti e altre persone, e saremo comunque distruttivi.
Insomma, il fanatismo è tossico perché saremo così tanto impegnati a favorire una parte di noi da distruggerci.
Per cosa poi?
Per paura della mediazione e della complessità.
L’essere umano è complesso e contraddittorio proprio per come è strutturato.
Ma è una macchina che, se compresa e guidata, funziona alla perfezione.
Non dobbiamo essere spaventati dalla nostra complessità e non dobbiamo diventare dei fanatici perché la responsabilità di accordare le due parti di noi ci spaventa.
È come arbitrare una partita di calcio: giocano la razionalità e l’inconscio, e il nostro compito è conoscere le squadre, cogliere i falli e premiare i goal.
Attenzione però, se escludiamo dal nostro sguardo metà dei giocatori, la partita si giocherà comunque, solo che non capiremo da dove arriva la palla.
Siamo chiamati ad avere questa responsabilità, esattamente come siamo chiamati a vivere la vita.
Per essere un buon arbitro e conoscere le regole della partita, scrivimi qui.
Decideremo insieme la strategia di gioco.
